Digitale terrestre-rivoluzione in arrivo: DVB-T2.

Digitale terrestre, nuova rivoluzione in arrivo. Presto infatti potrebbero tornare di moda degli apparecchi che pensavamo di aver relegato definitivamente in soffitta, i famigerati decoder. Il passaggio avvenuto oramai alcuni anni fa, tra il 2008 ed il 2012, infatti, aveva costretto le famiglie italiane a cambiare il proprio tv o quantomeno di dotarlo di decoder pena il non riuscire più a vedere alcun canale televisivo. Il passaggio al digitale però non è stata un’operazione con lo scopo di rottamare i tv più vecchi, ma un preciso piano strutturale di riorganizzazione ed ottimizzazione delle frequenze destinate alle telecomunicazioni.

In quel periodo infatti la crescite esponenziale degli smartphone richiedeva sempre più gigabyte ed una rete sempre più veloce. L’introduzione della rete 4G richiedeva nuove frequenze, e in un etere sempre più affollato l’operazione più logica è stata andare a rubare alcuni canali di frequenza in origine destinati alle trasmissioni televisive. Indispensabile quindi pensare ad un sistema che permettesse di riuscire a concentrare molte più emittenti televisive in meno canali di frequenza, ma anche di introdurre nuovi standard quali l’alta definizione.  Ora che il passaggio al digitale terrestre sembra oramai metabolizzato ed i decoder fanno parte solo della nostra memoria, la storia sta per ripetersi, e ancora una volta per colpa di una nuova rete di telefonia. Il piano di ammodernamento del sistema di telecomunicazioni pensato dall’unione europea, infatti, da un’importanza strategica alla rete ad alta velocità, e di prioritaria importanza diventa l’introduzione della rete 5G. Una nova rete che migliorerà ulteriormente la velocità di connessione e di scambio di dati, sacrificando ulteriori frequenze del segnale tv che si dovrà quindi ottimizzare su quelle rimaste implementando un nuovo standard di trasmissione, il DVB-T2, e nuove codifiche per la compressione dei dati audio/video, l’HEVC. Il Senato recepisce questo piano e nella legge di bilancio mette nel piatto 100 milioni di Euro da destinare come contributo ai costi che gli utenti dovranno sostenere per la sostituzione dei televisori non più in grado di ricevere il segnale tv in vista del passaggio completo al digitale terrestre di seconda generazione che avverrà entro il 2022. Spetterà poi ad Agcom, l’autorità garante per le comunicazioni, stabilire il calendario degli switch off (spegnimento) dell’attuale standard trasmissivo nelle varie regioni italiane.

Chi però ha acquistato un tv di recente non deve preoccuparsi: già dal 2016 infatti la legge prevede che i vari produttori distribuiscano solo tv già predisposte al nuovo standard, mentre dal 1 gennaio 2017 anche i rivenditori sono obbligati a vendere tv già pronte a ricevere il digitale terrestre di seconda generazione, se necessario dotandole di decoder compatibile. Ma anche televisori meno recenti,  specialmente se di fascia alta, possono essere già compatibili. Per tutti gli altri rimangono le stesse soluzioni di quasi un decennio fa: cambiare tv o dotarla di decoder. Ma chi ci guadagna in tutto questo? Anche noi utenti: il nuovo standard garantirà qualità superiore nelle trasmissioni, con una risoluzione fino ad 8k, per poter sfruttare al massimo il potenziale anche dei tv più blasonati. E pure lo Stato… l’asta per la vendita delle frequenze ai gestori di telefonia frutterà oltre un miliardo subito, ed ulteriori due miliardi una volta effettivamente consegnate le frequenze nel 2022. Benvenuto quindi  

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